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La Cupola ed il Tamburo di Santa Maria di Campagna in Piacenza

(Giovanni Antonio de’ Sacchis detto il Pordenone, 1530-31)
I tondi a monocromo del fregio alla base della cupola raffigurano episodi della storia antica, che narrano il lungo percorso dell’umanità verso Dio fin dai tempi del paganesimo. La storia sacra e la storia profana sono avvicinate tra loro secondo uno schema interpretativo di derivazione agostiniana, per cui gli atti di eroismo del mondo pagano possono assumere valore sacro anche nella prospettiva cristiana. La maggior parte degli episodi sono tratti da Valerio Massimo (Dictorum et factorum memorabilium libri ) e da Tito Livio (Ab Urbe condita libri). In alcuni casi, il loro significato è collegato a quello del racconto biblico del medaglione che si trova esattamente nel costolone soprastante: i personaggi infatti mostrano lo stesso coraggio e la medesima sete di giustizia e di pace, sempre in un’ottica di testimonianza del progetto divino di salvezza sull’umanità.
Gli episodi illustrano: La morte di Virginia, Offerte di trofei dopo la battaglia del Lago Regillo, La vendetta di Tomiri, Spurio Melio soccorre la plebe, Il combattimento di Valerio Corvino, La moglie di Orgiagonte presenta la prova della sua fedeltà, La fortezza di Cinegiro e La supplica delle sabine.

Tondi

La fortezza di Cinegiro

Basilica di Santa Maria di Campagna in Piacenza

Cinegiro è un soldato ateniese, famoso per il coraggio esemplare mostrato durante la battaglia di Maratona. Mentre l’esercito persiano fugge verso le proprie navi, che si trovano ancorate nella spiaggia, Cinegiro cerca di impedire che le imbarcazioni prendano il largo, trattenendole a viva forza. Quando i persiani per liberarsi gli tagliano le mani, il greco afferra con i denti le funi degli ormeggi con un estremo sforzo, come si vede rappresentato nel tondo. Il comportamento virtuoso di Cinegiro richiama il coraggio del giovane Davide nell’affrontare il gigante Golia, di cui si tratta nel medaglione soprastante.


Offerte di trofei dopo la battaglia del lago Regillo

Basilica di Santa Maria di Campagna in Piacenza

Durante la battaglia del lago Regillo, tra Roma e alcuni popoli circostanti, il dittatore Postumio chiese un aiuto divino ai Dioscuri, facendo voto di dedicare loro un tempio. L’apparizione di Castore e Polluce, con l’aspetto di giovani cavalieri, portò i Romani alla vittoria e Postumio sciolse il voto innalzando loro un tempio. Nel tondo, infatti, un soldato presenta trofei di vittoria davanti a una statua equestre. L’episodio è un esempio di intervento divino in soccorso di chi ha fede.


La moglie di Orgiagonte presenta la prova della sua fedeltà

Basilica di Santa Maria di Campagna in Piacenza

L’episodio raffigurato si riferisce alla guerra macedonica, durante la quale la moglie di Orgiagonte, principe dei Gallo-greci, subisce violenza dal centurione a cui è stata affidata in custodia. In occasione dell’incontro con i suoi per patteggiare il riscatto, la donna ordina nella sua lingua di uccidere l»uomo. Così la regina si presenta davanti al marito con la testa del centurione romano, segno della sua pudicizia e della sua vendetta. Il tema della giustizia richiamato in questa scena si collega all’episodio di Mosè che riceve le tavole della legge.


Supplica delle Sabine

Basilica di Santa Maria di Campagna in Piacenza

Secondo la tradizione Romolo, dopo aver fondato Roma, si rivolge alle popolazioni vicine per stringere alleanze e ottenere donne per popolare la nuova città. Al rifiuto dei vicini, organizza un grande spettacolo per attirare gli abitanti della regione e rapire le loro donne. I popoli che avevano subito l’affronto chiesero la liberazione della fanciulle, ma il nuovo re di Roma si rifiutò di rilasciarle, scatenando la guerra. Saranno allora le donne stesse a intervenire per separare le opposte fazioni e chiedere la fine dei combattimenti. Il loro gesto si collega a quello di Giuditta nel medaglione soprastante, entrambi volti alla salvezza dei rispettivi popoli.


Spurio Melio soccorre la plebe

Basilica di Santa Maria di Campagna in Piacenza

Un cavaliere romano, identificato con Spurio Melio, si mostra in atteggiamento di soccorso a una donna colpita dalla carestia e con il figlio morto tra le braccia. Le fonti antiche raccontano infatti che egli acquistò a proprie spese e distribuì frumento alla plebe bisognosa. Egli in seguito fu accusato di tirannide, condannato e ucciso. Tramite il confronto con l'episodio biblico del Sacrificio di Isacco, in questa sezione si intende evidenziare come gli dei pagani, a differenza del Dio di Abramo, non intervengano nè per salvare la plebe dalla peste nè per evitare a Spurio Melio la condanna.


La vendetta di Tomiri

Basilica di Santa Maria di Campagna in Piacenza

Tomiri, regina dei Massageti, è famosa per aver sconfitto l’imperatore persiano Ciro il Grande. Dopo la battaglia ne cercò il cadavere, lo decapitò e immerse la testa in un otre colmo di sangue, per saziarne la sete di morte. L’episodio di Tomiri, dunque, mostra una punizione esemplare della superbia, di cui Ciro si era reso colpevole.


Il combattimento di Valerio Corvino

Basilica di Santa Maria di Campagna in Piacenza

Due uomini a cavallo combattono tra loro. Valerio Corvino, contraddistinto da un elmo romano, si è offerto di affrontare un rappresentante dei guerrieri Galli. Nel corso del duello il barbaro è attaccato da un uccello proveniente da sinistra, che gli si scaglia sul viso. Valerio interpreta questo avvenimento come un segno del fatto che gli dei gli sono favorevoli. Come nel caso di Giuseppe venduto dai suoi fratelli, nel medaglione soprastante, tramite questo episodio della storia antica si intende mettere in risalto come Dio abbia sempre sostenuto i giusti.


La morte di Virgina

Basilica di Santa Maria di Campagna in Piacenza

Un soldato romano sta per uccidere una donna davanti a un gruppo di uomini anziani. L’episodio fa riferimento alla tragica vicenda di Virginia, la bella figlia del plebeo Lucio Virginio, di cui si era invaghito follemente Appio Claudio, un Decemviro romano. Questi, approfittando dell’assenza del padre di lei, impegnato nella campagna militare contro gli Equi, per riuscire ad averla, ordì un’infame inganno, che scatenò l’indignazione di tutto il popolo. Tuttavia, dato che la prepotenza del tiranno non si placava, Virginia preferì affrontare la morte per mano del padre, che nel frattempo era tornato a Roma. L’episodio narra un chiaro esempio di virtù, poichè Virginia sceglie di rinunciare alla propria vita pur di preservare intatti l’onore e la libertà.

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