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Santa Maria Assunta in Garegnano

La Certosa di Garegnano fu fondata nel settembre del 1349 da Giovanni Visconti, il quale ricopriva la carica di Signore ed Arcivescovo di Milano. Edificata originariamente al centro del borgo di Garegnano, ben oltre il perimetro delle mura cittadine, per favorire i monaci ad una vita immersa nel silenzio e nella solitudine, oggi è completamente inserita nel tessuto urbano di Milano. Il complesso merita una visita, per la pace che ancora il luogo emana, ma soprattutto per i preziosi affreschi che contiene: opere di Simone Peterzano, maestro di Caravaggio, e di Daniele Crespi, che li dipinsero tra il Cinquecento ed il Seicento. Gli affreschi sono veri capolavori, tanto che la Certosa fu chiamata, la “Cappella Sistina di Milano”. Costruita in stile barocco, purtroppo agli inizi del 1800 il convento venne in parte demolito, in parte venduto ai privati e in parte adibito a magazzino, finché venne eliminato. Dell'antico edificio, in ottimo stato di conservazione, rimangono la chiesa, il chiostro piccolo, il refettorio trasformato in cappella delle suore francescane, la Sala Capitolare e la portineria. Mentre all’interno nell’austera navata unica della chiesa sono presenti, e ben conservati, gli affreschi dei maestri sopra citati. Da segnalare le storie di San Bruno, fondatore dell'ordine certosino, realizzato da Daniele Crespi (1629); i dipinti del Presbiterio e dell'abside sono di Simone Peterzano che nel 1578 vi dipinse il 'Presepe', l'Adorazione dei Magi' e le tre tele raffiguranti la 'Resurrezione', 'Madonna con Bambino'e Santi' e l''Ascensione'. Nel corso dei secoli ebbe l’onore, nel XIV secolo, di ospitare anche Francesco Petrarca durante il suo soggiorno a Milano.

Certosa di Garegnano

La facciata

La facciata, così come oggi la vediamo, fu realizzata tra la fine del 1500 e l’inizio del 1600. Chi sia o siano stati gli architetti che la realizzarono è ancora un dubbio che rimane. Vengono però segnalate nel cantiere le presenze di Galeazzo Alessi, Vincenzo Seregni e Pellegrino Tibaldi, tre figure di spicco nel XVI secolo milanese che sicuramente non videro il termine dei lavori, portati a compimento da altre maestranze.
Divisa in tre ordini simmetrici, presenta, in quello inferiore a sinistra sopra la finestra, il busto di Giovanni Visconti, signore e vescovo di Milano, fondatore della certosa milanese nel 1349. Al suo fianco la statua di san Bruno, fondatore dell’Ordine Certosino, con la tiara vescovile ai piedi, segno del rifiuto di diventare vescovo di Reggio Calabria. Sopra la porta d’ingresso un bassorilievo raffigurante il “Riposo della Sacra Famiglia durante la fuga in Egitto”.
A destra della porta la statua di sant’Ugo, vescovo di Lincoln, primo santo certosino e, sopra la finestra, il busto di Luchino Novello Visconti, nipote di Giovanni, benefattore della Certosa.
Nella parte mediana troviamo, a sinistra, la statua di sant’Ambrogio, a cui la chiesa è co-dedicata, al centro una finestra detta “serliana”, dal nome dell’architetto Serlio (1475 – 1554) che per primo ha introdotto questo elemento architettonico. A destra è posta la statua di san Carlo Borromeo con l’iscrizione “S.Carolus”. Il fatto che san Carlo sia stato canonizzato nel 1610, fa pensare che la statua sia stata posta dopo tale data o che l’intera facciata sia stata terminata dopo quell’anno.
Nella parte superiore troviamo un altorilievo in pietra rossa di Angera che raffigura “la Maddalena portata in cielo dagli angeli”. Figura di riferimento per i certosini, viene raffigurata ben 4 volte nella chiesa.
Al vertice troviamo la statua della Vergine Maria con il capo adorno di dodici stelle ed ai suoi lati due angeli con lo sguardo rivolto a Maria, a cui la Certosa è dedicata: “SANTA MARIA ASSUNTA IN CERTOSA”.

Certosa di Garegnano
Certosa di Garegnano

Ascensione di Maria Maddalena, altorilievo in pietra d’Angera incastonato nell’ordine superiore della facciata della chiesa

Certosa di Garegnano
Certosa di Garegnano

L'interno della Certosa

Affresco nella Sacristia già presente nel 1477. Rappresenta, da sinistra, San Benedetto da Norcia, al centro, Santa Caterina, a destra, San Bernardo da Chiaravalle. È l’affresco più antico presente in Certosa.

Certosa di Garegnano

L’interno della chiesa della Certosa; nella navata gli affreschi di Daniele Crespi, mentre nel presbiterio gli affreschi di Simone Petrarzano. Le lunette alla pareti, intervallate da immagini di personaggi dell’Ordine Certosino, narrano gli episodi della vita del fondatore San Bruno di Colonia.

Certosa di Garegnano

Sulla parete di fondo, un altare con paliotto in scagliola, che, come gli altri due, vengono attribuiti, per il tipo di disegno e del decoro, alla scuola dei Solari di Verna. Può essere datato tra la fine del XVII e l’inizio del XVIII sec. E’ costituito da una lastra rettangolare a fondo nero a disegno tripartito.

Certosa di Garegnano
Certosa di Garegnano

La cupola

Certosa di Garegnano

La cupola del presbiterio, affrescata da Simone Peterzano con Dio Benedicente circondato da angeli che recano i simboli della Passione. Gli altri personaggi sono angeli ognuno con un simbolo della passione di Cristo. A partire da ore 12 nella foto e in senso orario: angelo con la colonna della fustigazione, la tunica, la lancia e l’asta con la spugna imbevuta di aceto, la corona di spine, la croce, i chiodi e il martello, la scala e il flagello. Gli angeli sono 8, numero simbolo del l’infinito.

Cupola del Guercino Cupola del Guercino


I cicli degli affreschi

Catino dell’abside (dettaglio). Diviso in tre campi: nella parte centrale, il Crocifisso con angeli e, ai piedi, la Maddalena inginocchiata. Nei campi laterali le figure di Maria, a sinistra, e di san Giovanni apostolo, a destra.

Certosa di Garegnano

L’Adorazione dei Magi e la Natività affrescate da Simone Peterzano sulle pareti rispettivamente destra e sinistra del presbiterio. L’iconografia dei dipinti affidati all’artista, commissionati nel 1578 e conclusi intorno al 1582, sviluppa i temi della Redenzione seguendo il programma dettato dai certosini, a sua volta ispirato alle esigenze di decoro e di misurata esecuzione formale espressi dai canoni artistici della Controriforma.

Certosa di Garegnano Certosa di Garegnano

Tela di Simone Peterzano 1578-1582 posta dietro l’altare. Rappresenta la Madonna col Bambino con alla sua destra Sant’Ambrogio e San Gerolamo, alla sua sinistra di fianco al Bambino, San Giovanni Battista, protettore dell’Ordine Certosino e san Bruno di Colonia, fondatore dell’Ordine.

La cappella dell’Annunciazione, affrescata da Biagio Bellotti (1771) con i Misteri del Rosario

Certosa di Garegnano
Certosa di Garegnano

Il Vescovo Ugo benedice la fondazione del monastero della Certosa

È l’anno 1084, il 24 giugno, giorno della nascita di san Giovanni Battista. Il vescovo Ugo, Bruno e i suoi sei compagni si incamminano verso la valle della Chartreuse per raggiungere il luogo loro assegnato. Giunti sul posto il vescovo dà ordine di costruire delle capanne di legno per i monaci e una cappella. Proibisce alle donne e agli uomini armati di entrare in quella zona e di andare a caccia. Il Crespi ci propone il momento della consacrazione della Chiesa, ma traspone il momento al suo tempo e nei suoi luoghi, Milano e la Lombardia, presentandoci la costruzione non in pietra, come doveva essere, ma in mattoni, materiale da costruzione usato nella pianura lombarda. Diverse figure di santi partecipano all’avvenimento: san Giovanni Battista, protettore dell’ordine certosino, san Benedetto, con l’abito nero, il re Davide con la cetra tra le mani, quasi a rendere festoso il momento con la musica, e sant’Antonio abate, padre del monachesimo, col saio marrone e la lunga barba bianca. Sopra il vescovo Ugo e Bruno, affacciato al balcone viene raffigurato il papa, al tempo Urbano II, segno della volontà dei certosini di vivere sottomessi alla chiesa di Roma, volontà che non tradiranno mai anche a scapito della loro stessa vita.

Il Vescovo Ugo riceve Bruno e i suoi compagni

È un momento cruciale per l’ordine certosino. Il vescovo Ugo di Grenoble accoglie Bruno e i suoi sei compagni, Landuino, Stefano da Bourg, Stefano di Die, Ugo, Andrea e Guerrino, che chiedono, dopo aver spiegato il motivo del loro viaggio, un luogo isolato per potersi ritirare nel silenzio e nella preghiera. Memore del sogno, il vescovo dona loro un territorio solitario e lontano nella valle della Chartreuse, vicino a Grenoble, a 1190 m di quota. La donazione avviene nel 1084 e quello sarà il luogo dove sorgerà il primo insediamento certosino, l’attuale Grande Chartreuse, casa madre dell’Ordine.
Il Crespi ci mostra l’incontro tra il prelato e Bruno e i suoi compagni modellando il movimento dei corpi secondo l’arco della lunetta, dando forza all’interiorità del momento, mentre le sette stelle brillano nel cielo azzurro di un giorno sereno.


Apparizione della Madonna col bambino e S.Pietro ad un gruppo di monaci

La Madonna col Bambino e san Pietro, assisi su una nuvola, appaiono a Bruno e ai suoi compagni. Bruno è inginocchiato davanti a san Pietro, segno di sottomissione dell’ordine alla chiesa di Cristo, con un libro aperto nelle mani, come a presentare le “Consuetudini “, le regole dell’ordine che verranno in realtà scritte dopo la morte di Bruno e approvate, nel 1133, da papa Innocenzo II, e porre l’Ordine sotto la protezione della Madonna. Sul lato sinistro della lunetta il Crespi ci raffigura un monaco inginocchiato che tiene con la mano un libro appoggiato sull’abito, e una croce. Per terra, vicino a lui, un teschio. Sono i simboli della vita dei monaci: preghiera, meditazione della parola di Dio e morte per la vita soprannaturale. Il monaco in piedi, con la mano appoggiata sulla spalla del confratello, gli indica Maria come strada da seguire per raggiungere la perfezione (tutte le certose sono dedicate alla Madonna e sono stati i certosini a “codificare” la preghiera del rosario come oggi la conosciamo). La composizione riempie la lunetta in modo armonico mostrando la grande abilità del Crespi nel gestire gli spazi.

Il sogno del Vescovo Ugo di Grenoble

Ugo di Chateauneuf, vescovo di Grenoble, ebbe un sogno: sette stelle erano cadute ai suoi piedi, si erano rialzate e lo avevano guidato, attraverso vallate e montagne, in un luogo solitario chiamato “Chartreuse”, dove Cristo, con l’aiuto degli Angeli, stava costruendo una chiesa. Una chiesa nuova staccata dalla realtà della vita terrena, dedita alla ricerca di Dio attraverso il silenzio e la preghiera.
Crespi, facendo scostare la tenda dello studio del vescovo dal segretario, trasforma il sogno in immagine. Ed ecco in primo piano il vescovo addormentato appoggiato al breviario aperto sulla scrivania, Cristo, assiso su una nuvola, che dirige gli Angeli nei lavori di costruzione della chiesa nuova. Li vediamo trasportare i mattoni su di una barella verso le impalcature in legno da dove scende il secchio per la malta, scolpire i capitelli delle colonne con martello e scalpello. Uno spaccato reale di come si costruiva in Lombardia nel 1600. In lontananza, sulla sinistra dietro le colonne, stanno arrivando sette figure, guidate in cielo da sette stelle: sono Bruno e i suoi primi sei compagni che hanno deciso di intraprendere una nuova vita, dedicata esclusivamente alla ricerca di Dio, lontano da ogni realtà terrena di potere e di gloria. E sui riflessi serici della stola del vescovo ci soffermiamo ad ammirare l’abilità pittorica del Crespi.


Incontro del Duca Ruggero di Calabria e Bruno

Oddone di Chatillon, divenuto papa col nome di Urbano II (il papa che ha indetto la prima crociata) e già allievo di Bruno a Reims, chiama il maestro in Italia per fargli da consigliere. Bruno obbedisce, ma lascia a malincuore la valle della Chartreuse. Siamo nel 1089, l’antipapa Clemente III costringe Urbano II alla fuga nell’Italia meridionale. Bruno lo segue e, nel suo peregrinare tra boschi e grotte nella diocesi di Squillace, incontra il duca Ruggero di Calabria impegnato in una battuta di caccia. Colpito dall’intensità della fede di Bruno, il duca gli dona un territorio nel quale fonderà, nel 1090, la prima certosa in Italia, l’attuale certosa di Serra san Bruno, casa madre italiana dell’ordine certosino, dove Bruno morirà nel 1101 e dove è tuttora sepolto. Questa lunetta è di grande importanza in quanto il Crespi, oltre a rappresentare l’incontro con dovizia di particolari e con grande intensità interpretativa, ci porge due “regali”. Il primo è la sua firma posta sul cippo a sinistra della lunetta, dove riporta anche la data del termine dei lavori alla Certosa di Milano: “Daniel Crispus Pinxit Hoc Templum 5 Apr. 1629”, il secondo è il suo autoritratto, a destra, raffigurato nell’immagine dell’arciere che indica Bruno al duca Ruggero.

Funerale di Raimond Diocrès

La tradizione agiografica riferisce questo avvenimento come la “vera causa” della decisione di Bruno, fondatore dell’ordine certosino, di ritirarsi a vita eremitica.
Siamo attorno al 1080, durante le esequie di Raimond Diocrès, insegnante a Notre Dame a Parigi e considerato persona di una moralità esemplare, quasi un santo, la salma si solleva tre volte dal catafalco, gridando: “ Sono stato accusato, giudicato e condannato dal giusto giudizio di Dio!”. Il terrore si impadronisce degli astanti, le candele tremano nelle mani dei fedeli presenti. Bruno, raffigurato a sinistra, vestito di viola, comprende il vero significato del drammatico evento. Gli occhi di Dio avevano visto quello che gli occhi umani non riuscivano a percepire: Raimond Diocrès era il “sepolcro imbiancato” delle Scritture, bello e pulito solo all’esterno.
Crespi ci fotografa quel momento con estrema crudezza (narra la leggenda che per raffigurare in maniera reale gli spasmi della morte si sia “sporcato di omicidio”) per ricordare, ai Certosini prima e a noi ora, di non fermarsi alle apparenze ma di scavare nel nostro cuore alla ricerca del vero senso della vita. Le cronache ottocentesche raccontano che lord Byron, condotto a visitare la Certosa dall’amico Stendhal, fosse rimasto estremamente colpito da questa raffigurazione. La presente lunetta, così come le due successive nella stessa parete della navata, hanno nel viola il colore predominante: è simbolo di penitenza, dell’umile ricerca del perdono di Dio.


La volta

Sopra il cornicione della navata inizia la struttura della volta a botte che ha nella sua parte laterale destra, a fianco delle finestre, la rappresentazione di 8 monaci scrittori, 3 con la penna in mano, 2 intenti a scrivere, 2 in una pausa con un fazzoletto nella sinistra ed uno in meditazione. Nella parte laterale sinistra sono invece raffigurati 8 dei 18 monaci inglesi che hanno subito martirio sotto il regno di Enrico VIII, con la palma nella mano e lo strumento di persecuzione a cui sono stati sottoposti al loro fianco. La volta vera e propria é dominata da quattro esedre che raffigurano, in sequenza a partire dall’ingresso, in un percorso che ci porta a Cristo, il “Sacrificio di Isacco”, la “Maddalena portata in cielo dagli angeli”, e “San Giovanni Battista”, che segna il passaggio tra l’Antico e il Nuovo Testamento. Il Cristo è dipinto mentre ascende al cielo nella gloria della luce, mentre uno degli angioletti che lo attorniano reca in mano il seguente cartiglio: “Venite ad me omnes qui onerati estis” (Venite a me tutti voi che siete oppressi – Matteo 11,28).
A riempire gli spazi attorno alle esedre 20 monaci illustri, tutti col loro nome, quasi una galleria di ritratti di famiglia, e 29 angioletti, alcuni recanti cartigli, altri stelle palme e corone ed altri che suonano strumenti musicali, a sottolineare la gioia di partecipare della gloria di Dio.
Concludono la volta, nella parte dell’imposta dell’arco su entrambi i lati, dieci riquadri monocromi a sfondo verde, nei quali vengono raffigurate, forse, monache certosine in vari atteggiamenti, chi di preghiera, chi in atti di carità, chi di lavoro.
Quel “forse” sta ad indicare un dubbio, in quanto questi monocromi sono ancora da decifrare e restano uno degli ultimi segreti che la Certosa di Milano porta con sé.

Certosa di Garegnano
Cristo mentre ascende al cielo nella gloria della luce

Sala Capitolare

Durante i restauri del 1998-1999, nella volta è stato scoperto un affresco, un grande oculo illusionistico, dove al centro campeggia San Michele arcangelo a figura intera, leggermente deformato e con una forte anatomia, finalizzata ad accentuarne la prospettiva e la visione dalla parte dell’altare.

Certosa di Garegnano

Sulle pareti, seppure con molta difficoltà, si scorgono gli affreschi opera del canonico Biagio Bellotti. Rappresentano il martirio cruento subito dai Certosini e narrano gli episodi avvenuti dall’aprile del 1534 a Londra per volere di Enrico VIII.

Certosa di Garegnano