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La Cattedrale di Otranto ed il grande mosaico

Testo: dott.sa Maria Candida Stefanelli
Fonte:
Mosaico Cattedrale di Otranto
Museo Archivio Biblioteca Arcidiocesi di Otranto

Otranto, città posta nel cuore del Mediterraneo nel punto più orientale della penisola, è il luogo in cui si incontrarono e si fusero, in modo singolare, la cultura orientale con quella occidentale.
Testimonianza di questo fecondo incontro non sono soltanto i numerosi reperti messapici, greci, romani e bizantini riportati alla luce dal paziente lavoro degli archeologi, ma anche l’antica chiesetta bizantina di San Pietro, i ruderi dell’abbazia di San Nicola di Casole, le chiese rupestri, i favolosi mosaici della cattedrale e le vicende del martirio del 1480. 
La città, che dal VI all’XI secolo fu un importante capoluogo di provincia bizantina, con l’arrivo dei Normanni (intorno al 1070) fu ridotta a terra di confine e “latinizzata”.
Quanto ereditato da Bisanzio (lingua, liturgia, spiritualità, scuole e istituzioni) fu investito da profondi cambiamenti, che segnarono il travaso di una civiltà e, al contempo, la nascita di una nuova.
È alla luce di questi importanti mutamenti che va letta la decisione dell’arcivescovo del tempo di costruire in città una cattedrale.

Cattedrale di Otranto
Cattedrale di Otranto
Cattedrale di Otranto

La nuova struttura ecclesiale sarebbe stata il segno e il simbolo tangibili, in cui Greci e Normanni, vinti e vincitori, avrebbero potuto incontrarsi e riconoscersi fratelli nella fede. La nuova fabbrica sorse sul colle Idro, sui resti di una domus romana e, probabilmente, anche di luoghi di culto. La sua costruzione fu possibile grazie al sostegno economico del Duca Ruggero il Normanno e alle prestazioni volontarie e gratuite del popolo otrantino, che si adoperò per l’ardito progetto, contribuendo al trasporto di pietre, calce, legname e quanto necessario per l’ambiziosa impresa. L’edificio, di forma basilicale a croce latina, fu completato in soli otto anni e, dunque, consacrato nel 1088 alla presenza degli arcivescovi di Terra d’Otranto, di Ruggero e del delegato pontificio, l’arcivescovo di Benevento, capitale normanna.
Pochi anni più tardi, sotto l’episcopato di Gionata, la cattedrale fu arricchita di un’opera straordinaria: il tappeto musivo del presbitero Pantaleone, chiamato a raccontare, con una miriade di tessere policrome, la storia della Salvezza. I mosaici vennero completati in soli tre anni. Il presule otrantino, sin da subito, ebbe piena consapevolezza di aver commissionato un’opera straordinaria per la sua chiesa; ciò è confermato dal fatto che il suo nome compaia in quattro distinte iscrizioni inserite nella distesa musiva.

Cattedrale di Otranto

L'interno della Cattedrale

La cattedrale ha superato, nella sua storia, importanti banchi di prova, quali l'ingiuria del tempo, l'incuria degli uomini e il violento assalto ottomano del 1480, in seguito al quale i prospetti esterni vennero gravemente compromessi. Sul finire del XV secolo, l’arcivescovo Serafino da Squillace ricostruì le mura perimetrali abbattute e fece inserire in facciata il rosone rinascimentale formato da sedici colonnine riccamente ornate. 
L’arcivescovo Adarzo de Santander, nel 1673, commissionò il ricco portale barocco con colonne sormontate da pinnacoli a forma di pigna. L’arcivescovo Francesco Maria De Aste, sul finire del XVII secolo, trasformò integralmente l’aula liturgica, che venne arricchita di stucchi e affreschi. Tra i vari interventi, furono nascoste le capriate lignee dipinte dell’originario tetto a spioventi con il pregevole controsoffitto ligneo a lacunari ottagonali di gusto moresco, dipinti e dorati con oro zecchino. Sotto il suo episcopato vennero, altresì, demolite le absidiole laterali ed edificate le cappelle dei Martiri idruntini e del Ss.mo Sacramento.

Cattedrale di Otranto Cattedrale di Otranto

Fu distrutta, inoltre, l’iconostasi citata negli atti visitali di mons. Lucio De Morra. Mons. Michele Orsi, in pieno Settecento, promosse una serie di interventi, tra cui la costruzione di un importante altare marmoreo (rimosso a metà del XX secolo) e la decorazione con stucchi in facciata, rimossi poi nel 1912. Risalgono al 1827 i controsoffitti lignei delle navate laterali commissionate da mons. Andrea Mansi.
Sul finire del XX secolo l’arcivescovo Vincenzo Franco promosse il restauro dei mosaici pavimentali, sotto le cui malte di allettamento furono rinvenuti antichi mosaici risalenti ai primi secoli dell’età cristiana e quarantadue tombe (messapiche, romane, bizantine e medievali). 
Fortemente rimaneggiata, a distanza di nove secoli, la Cattedrale continua a regalare stupore e meraviglia con il suo tappeto musivo, con la testimonianza di fede degli Ottocento, ma, soprattutto, continua ad insegnare come il dialogo tra Oriente e Occidente, tra Ebrei, Cristiani e Musulmani, orienti, ancora oggi, l’homo viator.

Cattedrale di Otranto
Cattedrale di Otranto
Cattedrale di Otranto
Cattedrale di Otranto

Il mosaico pavimentale

Lo straordinario pavimento musivo della basilica idruntina è il gioiello e il capolavoro, che continua a far parlare della cattedrale di Otranto in tutto il mondo.
Il tessellatum idruntino è uno dei più estesi litostrati medievali d'Europa tra i pochi rimasti quasi completamente immutati nel tempo.
È un unicum nel panorama figurativo medievale non solo per l'estensione e lo stato di conservazione con cui l'opera ha attraversato i secoli ma anche per l'originalità del progetto iconografico.
Il pavimento della chiesa cattedrale è un pavimento “parlante”.
Si configura come un vero e proprio libro in pietra, definito “enciclopedia medievale per immagini” perchè è un capolavoro di sintesi tra teologia, culto, cultura, erudizione, miti ed estetica.
L’enorme tappeto è costituito da una miriade di piccole tessere in pietra calcarea locale intervallate da frammenti di pasta vitrea colorata. Si dispiega per l'intera navata centrale, il presbiterio e l'abside, per oltre 52 metri di lunghezza e interessa anche i bracci del transetto, con cui forma una croce, a richiamare il motivo cristocentrico dell’intera composizione.

Cattedrale di Otranto

La cappella degli 800 Martiri

Nella cattedrale c'è una presenza ancora più importante del mosaico, che stabilisce con esso un legame profondissimo: i Santi di Otranto, ottocento uomini che, decisi a non abiurare il Cristianesimo, nel 1480 andarono incontro al martirio. Quanto riportato dagli autori del testo “La Sapienza e l’Infinito” illumina su questo importante legame. 
Proprio dall'Oriente, verso cui Otranto si era protesa costruendo per secoli relazioni e ponti di unità, giunse l'evento che segnò indelebilmente la sua storia.
I fatti del 1480, guardati con occhi cristiani, sono il frutto più grande della secolare storia ed educazione alla fede di un popolo, che ha avuto nel mosaico la sua “scuola” principale.
Probabilmente senza l'uno non avremmo avuto l'altro, perché è proprio camminando sulle tessere e seguendo il percorso tracciato dall’Albero della Vita (simbolo di Cristo) che gli Otrantini impararono a scoprire qualcosa per cui valesse la pena vivere e, se necessario, anche morire.

Cattedrale di Otranto
Cattedrale di Otranto
Cattedrale di Otranto

Il soffitto e le capriate

Cattedrale di Otranto

Le originarie coperture lignee a capriate sono, oggi, nascoste dai controsoffitti lignei delle navate, realizzati nel 1693 (navata centrale e presbiterio), nella prima metà del ‘700 (transetto) e nella prima metà del XIX secolo (navate laterali).
Le capriate sono sostenute da grossi tronchi di legno.

Cattedrale di Otranto
Cattedrale di Otranto
Cattedrale di Otranto
Cattedrale di Otranto

La cripta

La cripta idruntina è un capolavoro nel capolavoro. Ricorda, in miniatura, la celebre cisterna Yerebatan della basilica di Costantinopoli. 
L'ambiente si estende sotto le absidi e per tutta l'ampiezza del transetto della basilica superiore, alle cui navate laterali si raccorda mediante ampie scalinate.
Presenta 48 campate voltate a crociera, sostenute da 42 colonne monolitiche disposte su quattro file e da 23 semi-colonne, addossate alle pareti perimetrali.

Cattedrale di Otranto

Destano particolare interesse i differenti capitelli scolpiti in grande pregio (molti dei quali di riuso) e caratterizzati da un variegato repertorio figurativo che spazia da simboli cristiani (croci), a elementi vegetali (foglie di acanto, racemi vegetali, palmette), a figure antropomorfe, animali (uccelli, leoni, aquile), mostri (arpie). Sono collocabili cronologicamente dal tardoantico al primo romanico e, come per le colonne, si differenziano per stile e qualità di marmi. La diversità dei fusti e l'eccezionale combinazione di capitelli che le contraddistingue non sono casuali, ma deliberatamente volute: gli stili corinzio, ionico, asiatico, egiziano, islamico, libanese, bizantino, persiano ecc. avrebbero permesso al pellegrino forestiero di ritrovare in Otranto elementi della propria cultura, riconoscendosi nello stile a lui più familiare, e sentirsi accolto.

Cattedrale di Otranto
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