Testo: dott.sa Maria Candida Stefanelli
Fonte:
Mosaico Cattedrale di Otranto
Museo Archivio Biblioteca Arcidiocesi di Otranto
Alla distesa musiva del presbiterio Pantaleone affida il racconto della sapienza e dell’amore di Dio, componendo la musica migliore, proprio come in uno spartito musicale, e fornendo la chiave del pentagramma per leggere le melodiose note. Impagina le figure in sedici medaglioni, disposti in quattro distinte file e racchiusi da una delicata cornice che si dipana lungo tutto il perimetro. Nessuna delle figure fuoriesce. Fa eccezione solo la base dell’albero della conoscenza del bene e del male di Adamo ed Eva (raffigurato nel registro inferiore), che si innesta su un blocco marmoreo. Quest’ultimo è la botola di accesso al sepolcreto ipogeo degli arcivescovi idruntini, collocato sotto il pavimento della navata. La base dell’albero fuoriesce visibilmente dalla cornice e poggia direttamente sulle lastre marmoree che chiudono l’accesso al sepolcreto. Si ipotizza che questa sia una scelta intenzionale dell’autore per evidenziare un nesso significativo esistente tra l’albero-croce e il sepolcreto: secondo una tradizione orientale, diffusa tra i pellegrini che tornavano dalla Terrasanta, Cristo sarebbe stato crocifisso nel punto esatto in cui Adamo ebbe sepoltura, una relazione simbolica che Pantaleone colse.
L’albero raffigurato nel braccio sinistro del transetto, congiuntamente agli altri alberi presenti sul mosaico, concorre alla narrazione polifonica della grande storia della salvezza, che è, insieme, storia umana di peccato e storia divina di redenzione.
Nello specifico, in questa sezione di mosaico il fedele può veder rappresentato l’estremo esito della propria battaglia in vita, tra salvezza (Paradiso) e peccato (Inferno).
Il tronco dell’albero impagina la composizione musiva, separando le anime salvate del Paradiso (a sinistra) dai dannati dell’Inferno (a destra). Una separazione ha il sapore di una domanda: da che parte si vuol stare? Nel seno di Abramo? O con Satana?
L’albero rimanda, così, alla vita e alla morte, alla speranza e alla disperazione, alla salvezza e alla condanna eterne.
I due alberi raffigurati nei bracci del transetto sono differenti voci in una narrazione polifonica sulla grande storia della salvezza, che è storia umana di peccato e storia divina di grazia e di redenzione. Come gli altri alberi presenti nel mosaico, anche quest’albero è privo di radici, sostituite qui da un pane di terra utile per favorire un idoneo attecchimento della pianta. Differentemente però dall’albero del transetto sinistro, questo albero è rigoglioso.
Tra le sue ramificazioni Pantaleone inserisce simboli e varie figure di uomini, animali reali e di fantasia che rimandano alla vita, alla speranza e alla beatitudine eterna.
Lo straordinario pavimento musivo della basilica idruntina è il gioiello e il capolavoro, che continua a far parlare della cattedrale di Otranto in tutto il mondo.
Il tessellatum idruntino è uno dei più estesi litostrati medievali d'Europa tra i pochi rimasti quasi completamente immutati nel tempo.
È un unicum nel panorama figurativo medievale non solo per l'estensione e lo stato di conservazione con cui l'opera ha attraversato i secoli ma anche per l'originalità del progetto iconografico.
Il pavimento della chiesa cattedrale è un pavimento “parlante”.
Si configura come un vero e proprio libro in pietra, definito “enciclopedia medievale per immagini” perchè è un capolavoro di sintesi tra teologia, culto, cultura, erudizione, miti ed estetica.
L’enorme tappeto è costituito da una miriade di piccole tessere in pietra calcarea locale intervallate da frammenti di pasta vitrea colorata. Si dispiega per l'intera navata centrale, il presbiterio e l'abside, per oltre 52 metri di lunghezza e interessa anche i bracci del transetto, con cui forma una croce, a richiamare il motivo cristocentrico dell’intera composizione.
Nell’abside Pantaleone racconta la vittoria delle forze del Bene su quelle del Male. In questo spazio spazio liturgico tutte le raffigurazioni sono portatrici del medesimo messaggio: la resurrezione di Cristo e la funzione salvifica della Chiesa.
Tra i diversi soggetti si distinguono le monumentali figure di Sansone e del profeta Giona, i cui rispettivi tituli, ”Samson” e “Ionas prophethas”, evidenziano l’importante messaggio di cui queste figure sono foriere.
Entrambe sono simbolo di Resurrezione, segno della Pasqua e del Cristo vittorioso sulla morte.